La tecnologia RFId permette a molti di fantasticare su possibili sue applicazioni.
Implementare un sistema a radio frequenza non è una cosa semplice e soprattutto non può essere fatta senza esperienza o senza pensare di incappare in errori.
Il caso pratico che andiamo ad analizzare in questo articolo è quello relativo all’implementazione della tecnologia su un carrello elevatore al fine di fregiarlo del titolo di “carrello intelligente”.
A livello teorico tutto fila liscio e cioè, metto un’antenna alle forche, l’alimento, metto un display a bordo macchina e il gioco è fatto.
Ok in teoria la cosa è circa così, bisogna però pensare anche ad aspetti secondari, non meno importanti, quali: prestazioni, materiale da maneggiare e eventuali interferenze presenti nel magazzino.
Se parliamo di prestazioni, queste sono determinate dalle potenze in gioco ( reader e tags), dal posizionamento dei transponder e delle antenne, dal numero di queste, dai materiali utilizzati e dalle interferenze presenti nel proprio ambiente di lavoro.
Se parliamo di posizionamento, abbiamo visto come le prestazioni aumentano in modo sensibile se il tag si trova in una posizione frontale rispetto all’antenna, il fatto che possa trovarsi ortogonale l’uno con l’altro, ne diminuisce, se non ne annulla, le letture.
Un altro aspetto da considerare è anche il materiale su cui il nostro tag andrà a giacere. Nei nostri test abbiamo potuto constatare come un tag messo su metallo non viene letto a meno che non sia un “onmetal”, ma basta separarlo dal metallo con pochi mm di materiale amico che questo riacquisisce le sue capacità di lettura a distanza. Il principio di base è quello di riuscire a mettere “aria” tra il transponder e la superficie nemica. Altri materiali “nemici” sono i liquidi, quindi scordatevi di leggere con un dispositivo UHF un tag immerso in un liquido, per fare sì che il nostro sistema di lettura stia in piedi si dovrà utilizzare una tecnologia LF e non UHF.
Ma anche i materiali “amici” possono impedire la lettura del tag a una distanza ragionevole se la loro quantità presente è notevole. Per esempio, se tra l’antenna e l’etichetta si mette uno spessore di un metro di carta, la lettura del transponder sarà difficile, incostante nelle performance e spesso irrealizzabile.
Per finire bisogna anche prendere in considerazione le interferenze dovute alla presenza di campi elettro-magnetici esistenti nell’ambiente nel quale andremo a operare. Queste possono impedire la lettura di transponder anche a distanze che non dovrebbero dare problemi oppure che inspiegabilmente vengono letti tag messi in posizioni assolutamente al di fuori di logiche normali.
Quindi implementare un sistema che utilizza la radiofrequenza è un insieme di moltissimi aspetti. A mio modesto parere il risultato lo si ottiene quando si ha una idea chiara di cosa si vuole e di cosa è possibile realizzare, dopodiché deve iniziare una fase di progettazione e test alla quale non ci si può sottrarre se si vuole davvero utilizzare la tecnologia RFId e trarne da questa vantaggi, sia operativi che economici.