Con una divulgazione sempre più mirata dell’RFID, grazie anche all’impegno della stampa di settore e di iniziative di “evangelizzazione”,

e con un costante impegno dei dipartimenti di R&D di produttori, università e centri di ricerca, questa auto-ID technology si sta ramificando nel nostro tessuto economico, com’è chiaramente testimoniato da case history che spaziano in svariati contesti applicativi: dalla gestione del punto-vendita all’erogazione di servizi a consumatori e cittadini, dal controllo di produzione alla tracciabilità di prodotti eno-gastronomici per tutelare maggiormente brand rinomati.

Assistiamo poi grazie alla natura trasversale dell’RFID all’apertura di sempre nuove frontiere di applicazione ed al superamento di limiti puramente tecnologici, grazie all’ingegno ed alla professionalitèà degli attori coinvolti nel progetto.

Proprio oggi parlavo, ad esempio, con un Integrator Partner che mi descriveva un progetto RFID nel settore della gioielleria ai fini di inventario, gestione magazzino e prevenzione furti dei preziosi. Sconfessando un mio pensiero iniziale, l’integrator si è affidato ad un’architettura RFID in banda UHF (e non HF), avendo saputo evitare gli effetti indesiderati di questa banda di frequenza grazie a semplici accorgimenti di posizionamento di reader ed antenne, rispettendo nel contempo il budget economico dettato dal cliente finale.

L’impressione, ascoltando il mercato, è che questa tecnologia possa nelle mani giuste rispondere in modo sempre più equilibrato ai desiderata funzionali da un lalto ed a quelli economici dall’altro!