La tecnologia RFID sappiamo essere uno strumento unico per identificare un oggetto a distanza e permettere al proprio sistema informativo di dialogare con esso. L’identificazione attraverso le radio frequenze viene utilizzata in varie applicazioni come tracciare un prodotto o una supply chain, controllare accessi pedestri e/o veicolari, o essere utilizzato come elemento di sicurezza, di garanzia e di tutela dei propri prodotti dalla contraffazione e dai mercati paralleli.
In questo articolo tratteremo il controllo accessi veicolare e vedremo come l’avanzamento tecnologico dei dispositivi RFID passivi permetta oggi di avere un sistema di controllo dei varchi automezzi efficiente, nonostante non si utilizzi più la tecnologia attiva, ma sopratutto che non richieda più investimenti onerosi tipici della tecnologia RFID attiva.
Storicamente per tracciare un veicolo si usava, e l’esempio più palese è il telepass, solo la tecnologia RFID attiva. Con il continuo miglioramento dei dispositivi passivi, sia per la lettura (reader) sia per l’identificazione (tag), oggigiorno si può tranquillamente utilizzare la tecnologia passiva UHF (860-960 MHz) per eseguire il controllo accessi veicolare. Fino a ieri problematiche tecniche portavano la tecnologia passiva ad avere performance non sufficientemente buone per ottenere l’automazione di processo richiesta e con essa l’identificazione certa al 100% dei mezzi “taggati” in transito presso un preciso varco. Tecnicamente insorgevano problemi dovuti alla distanza di lettura supportata troppo “breve”, all’efficacia dei transponders inlay che crollava al momento dell’accoppiamento di questi con il parabrezza del veicolo, perché i vetri specifici contengono elementi in grado di assorbire le onde elettromagnetiche e, per finire la difficoltà di intercettare un tag se questo passava a velocità sostenute davanti alle antenne.
Negli ultimi anni le aziende che producono tag RFID UHF passivi hanno investito molto per migliorare la situazione sopra descritta, studiando nuovi disegni per le antenne dei tag inlay da abbinare ai cristalli dei mezzi, studiando protocolli particolari per gestire le informazioni in modo rapido e ingegnerizzando sistemi reader-antenne sempre più veloci nel trasmettere/ricevere informazioni e sempre più prestanti nel creare un campo magnetico che permetta loro di intercettare con altissime probabilità il passaggio all’interno di esso di un transponder. Gli ultimi dati su test applicativi condivisi da uno di questi produttori, ha garantito la lettura certa di un tag passivo RFID UHF a 35 metri o in transito davanti alle antenne a circa 200 km/h. Questi valori sono ovviamente ottenuti in laboratorio e in condizioni particolari, ma permettono di capire come la ricerca permetta oggi la possibilità di utilizzare un sistema passivo per eseguire il controllo accessi attraverso un gate/cancello.
Il vantaggio principale che si ottiene implementando un sistema RFID passivo rispetto a un sistema attivo, è il costo. I costi di implementazione delle due tecnologie divergono e anche di molto. Ovviamente utilizzando un tag passivo come elemento identificativo del mezzo si potrà identificare il mezzo solo al momento che questo passa dai varchi monitorati con RFID, ma per esperienza mia questa è anche l’unica cosa che effettivamente interessa a chi si occupa di gestione dei parchi auto.
Se la necessità fosse, oltre che sapere quando in modo preciso un mezzo di proprietà dell’azienda è entrato o uscito, ma anche sapere con precisione i percorsi che questo ha effettuato al di fuori dell’azienda o sapere con precisione in ogni momento dove questo si trova, allora si dovrà obbligatoriamente implementare un sistema di tracciabilità veicolare con tag attivi che permetta anche la georeferenziazione.
Ma ripeto, è necessario avere tutte queste informazioni? Questo per spiegare che, come in tutti i progetti che utilizzano la tecnologia a radio frequenze, è importante capire bene cosa vogliamo ottenere da esso sempre avendo ben chiaro la propria capacità economica di investimento nel nuovo sistema.