La tecnologia NFC o near field communication è un sottoinsieme della grande famiglia della radio frequenza brevettata nel 1983 da Charles Walton.
Il nome già chiarisce la sua peculiarità, e cioè che è una tecnologia RFID near field, cioè con un range di lettura molto limitato, tendenzialmente al massimo 5 centimetri.
Le sua frequenza operativa di 13,56MHz e cioè la stessa dell’RFID HF.
Tornando al titolo dell’articolo, tendenzialmente l’NFC non viene mai preso in considerazioni per progetti di tracciabilità e inventario. Le tecnologie “canoniche” per eseguire funzioni di questo tipo sono il barcode e l’RFID (solitamente nella tecnologia UHF).
Si tende a identificare nella possibilità di codificare univocamente un articolo, nella capacità di integrare la tecnologia di identificazione con il cartellino che già si abbina a un generico bene e in una buona durata sia fisica sia operativa del supporto, le quattro caratteristiche fondamentali che meglio rappresentano una tecnologia efficiente per scopi inventariali e di tracciabilità di beni.
Sappiamo come il barcode esegue queste indicazioni ma che sia limitato dal fatto che per identificare un oggetto il reader deve inquadrare perfettamente l’etichetta contenente il suo codice univoco. Da qui è facile immaginare che se si logora anche leggermente le letture vengono meno e che quindi la sua velocità di lettura è molto bassa
L’RFID, dal canto suo, soddisfa appieno le quattro caratteristiche sopra riportate, ma presenta difficoltà se si opera con materiale quali liquidi o metalli.
L’NFC, essendo nato da una costola dell’RFID garantisce univocità di codificazione del bene, permette la sua integrazione con supporti di identificazione già esistenti (accoppiamento all’etichetta stampata) e può raggiungere anche una durata vitale molto lunga, se racchiuso in case plastici. Differenzia dall’RFID principalmente per il fatto che non supporta la lettura multipla di più tag simultaneamente, ma anche per il costo dei lettori stessi (costano meno i reader NFC rispetto a quelli RFID).
Cercando di concludere, diciamo che a livello di funzione inventariale e di tracciabilità la tecnologia più efficiente rimane l’RFID, soprattutto se parliamo di inventari in larga scala o che implementano automatizzazioni per letture multiple; il barcode resta sempre imbattibile se si guarda solo il costo del dispositivo di identificazione. L’NFC ha dalla sua alcuni vantaggi soprattutto economici, in quanto i dispositivi sia di identificazione che di lettura costano meno rispetto al fratello maggiore. Permette di eseguire inventari semplicemente con il proprio smartphone, ma soprattutto può arrivare ad essere utilizzato anche dall’utente finale (se dotato di smartphone NFC) aumentando la sua esperienza di acquisto anche dopo il passaggio in cassa. A riguardo mi permetto di consigliarvi un articolo in cui tratto l’azione marketing che un colosso come Olio Bertolli esegue negli USA per mezzo della tecnologia NFC.
Quindi concludiamo dicendo che in casi particolare può risultare molto efficiente considerare l’NFC come la tecnologia per eseguire un inventario dei propri prodotti e la loro tracciabilità.